13 Luglio 2025 5a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo
Fanno della terra un giardino
Quinta domenica dopo Pentecoste
13 Luglio 2025
omelia di don Angelo
Oggi, ma non solo oggi, si sfoglia l’album di famiglia, perché noi siamo famiglia, dall’inizio. E si va a una pagina che racconta del nostro padre Abramo. I racconti andrebbero ascoltati come forse fu all’inizio, fuori da una tenda, quando fanno convocazione le stelle, intorno a un fuoco; c’è brace e volti come a specchio infiammati, e uno racconta del padre Abramo, storie, vita.
Di lui Paolo nella lettera ai Romani scrive: ”Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne «padre di molti popoli», come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara”.
Lui pienamente convinto che quanto Dio gli aveva promesso l’avrebbe portato a compimento. “Credere, nella speranza contro ogni speranza”, ci fa sua discendenza: credere in un Dio che porta a compimento le promesse. anche quando le fiaccole faticano al vento e sembrano sul punto di spegnersi e morire.
La fede fa di Abramo un amico di Dio. “Amico di Dio” così è chiamato nella tradizione ebraica e cristiana, come amico di Dio è ricordato più volte nel Corano. Abramo, un confidente di Dio, come appare oggi nel brano della Genesi, in un dialogo a dir poco sorprendente.
Un Dio che si fa problema di nascondere ad Abramo una sua decisione: “Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra?»”.
Una immagine di Dio lontanissima da quella di un Dio tutto potere che domina dalla sua assolutezza. Un Dio cui sta a cuore l’amico. Un Dio al quale puoi parlare sino a metterlo in guardia da una possibile ingiustizia: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere (…) Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”. Dio non ci vuole né cortigiani nè vassalli né muti. Ma donne e uomini ritti.
Amos Oz, scrittore ebreo tra i più grandi, ricordando la trattativa di Abramo con Dio per Sodoma, afferma che il patriarca arriva a pronunciare “le parole forse più ardite di tutta la Bibbia, se non di tutte le religioni mai venute al mondo: «Com’è che il giudice della Terra non giudica secondo giustizia?» Ovvero: “Sarai pure il giudice di tutta la Terra, ma non stai sopra la legge. Sei colui che legifera, ma non stai sopra la legge. Sei il sovrano di tutto il mondo, ma non stai sopra la legge”.
Ecco questo è un tratto di Abramo, nostro padre, su cui a volte sorvoliamo, ma è costitutivo, non possiamo sottacerlo: Abramo uomo giusto; fede e giustizia in una stretta, immediata, inalienabile congiunzione.
Insegnare ad agire con giustizia e diritto era il compito che Dio gli aveva affidato. E’ scritto: “Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto”. “Obblighi”: non certo una coercizione sui figli, ma un monito pressante sì, per non finire riarsi come Sodoma, i cui abitanti avevano fatto a pezzi giustizia e diritti, violando l’ospitalità, che Lot al contrario aveva onorata accogliendo in casa i due stranieri; ma i suoi concittadini gli urlano di estrometterli, ne faranno quello che pare loro. Diritto tra i più sacri strappato.
E non avviene anche oggi quando si respinge chi chiede ospitalità e l’esito è violenza, abusi e tortura nell’inferno dei centri di detenzione? La violazione dei diritti e della giustizia ha come esito una terra incendiata, ceneri di umanità. Chissà – sto ancora fantasticando – forse in tempi antichi qualcuno si interrogava sul perché di quella fascia di terra grigia, fatta cenere, che sembrava a tratti ancora dare bagliori di fiamma e nacque il racconto di una giustizia violata, dissacrata.
Gesù oggi al riguardo ha parole forti, nette, trasparenti. Poi le avrebbe pagate, lui il Giusto. Leggendole ti chiedi come fu possibile che per troppo tempo siano state velate, trascurate, disattese. Gesù non dà numeri su chi entra nel regno di Dio. E’ esplicito, inequivocabile, sulla condizione per entrarvi. Condizione è passare la porta stretta, e porta stretta è la giustizia. Sentite: ”Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. E poi l’aggiunta – parole da inviperire i capi religiosi – : ”Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”.
E dunque non bastano dichiarazioni di fede, arrogarsi la qualifica di difensori di Dio, non bastano piazze gremite, non bastano aggregazioni potenti, non basta – e non è polemica, voi mi capite – neppure la porta del giubileo se derubiamo il giubileo dell’appello alla porta stretta della giustizia, di cui è invece voce urgente. Altrimenti: “Fuori. Non so di dove siete”.
Ho un sussulto al cuore: sono di quelli che onorano e praticano la giustizia? Che bello, che grazia se di te si può dire: è una donna giusta, è un uomo giusto, niente ammiccamenti, niente interesse privato, niente stravolgimento di leggi a proprio vantaggio, la difesa dei diritti di tutti, la limpidezza, la schiettezza, la trasparenza.
“Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”: i giusti, gli operatori di giustizia, riconosciuti o no, piccoli e grandi.
Ebbene noi onoriamo nel mondo i giusti destinando loro un giardino, l’abbiamo chiamato: “il giardino dei giusti”. E se dicessimo che i giusti fanno della terra un giardino?
Letture
LETTURA Gen 18, 1-2a. 16-33
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Quegli uomini andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.
Commento al filmato:è di una bellezza spettacolare questo “Largo – Allegro Molto”del “Concerto Per la Solennità Di S. Lorenzo” di Vivaldi, dopo un “Largo”che introduce con toni misteri0si l’apparizione di Dio ad Adamo alle Querce di Mamre, nell’Allegro Molto, Archi e Fiati si scatenano in un dialogo spumeggiante, drammatico, per raccontare l’insistente, incalzante intercessione di Abramo a favore di Sodoma e Gomorra:
«Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».
SALMO Sal 27 (28)
Signore, ascolta la voce della mia supplica.
Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio. R
Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie. R
Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. R
Commento al filmato:le note struggenti della “Tromba Marina” nel commovente “Andante Molto”del Concerto in Do di Vivaldi, cantano con il sommesso accompagnamento dell’Orchestra il Responsoriale «Signore, ascolta sempre la voce della mia supplica.»del Salmo 27/28 – fanno da luminoso sfondo le stupende immagini di “san Girolamo con Angeli “di Ribera, “Gloria di S. Ignazio”di Andrea Pozzo e“Cristo in Maestà”di Beato Angelico:
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica. Il Signore è mia forza e mio scudo, in lui ha confidato il mio cuore. Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore, con il mio canto voglio rendergli grazie.
EPISTOLA Rm 4, 16-25
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, eredi si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne «padre di molti popoli», come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Commento al filmato:nel festoso “Allegro” del Concerto in Re min di Bach tratto da “L’Estro Armonico” di Vivaldi, le note esultanti dell’Organo cantano con toni maestosi questo vero e proprio“Inno alla Fede”che san Paolo ci trasmette nella sua lettera ai Romani:
Fratelli, eredi si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
VANGELO Lc 13, 23-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio».
Commento al filmato: l’Amore di Gesù è per la Salvezza di tutti gli uomini ma le note calde, struggenti della Ghitarra nel dolcissimo “Largo”del Concerto in La min di Vivaldi, cantano, con il sommesso accompagnamento degli Archi, la sofferenza di Gesù per la moltitudine di coloro che hanno rifiutato il Suo Amore:
“Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio».