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15 Giugno 2025 SS.ma Trinità Omelia di don Angelo

ArteMusicaPoesia

15 Giugno 2025 SS.ma Trinità Omelia di don Angelo

Chiunque tu sia, sei chiamato a sedere lì

Santissima Trinità

15 giugno 2025”

omelia di don Angelo

La santissima Trinità.

Voi mi capite, la mia non è disistima per i numeri: certo, se stanno in solitudine non mi fanno racconto. Ma se stanno dentro la vita mi possono accendere emozioni: pensate per esempio come suona diverso dire: “Dio uno e trino”e dire: ”Padre, Figlio, Spirito Santo un solo Dio”. Per questo inizio e finisco con la tenda di Abramo. Dove i numeri appaiono, ma poi si confondono.

Ecco l’inizio e siamo nella vita – Dio raccontalo nella vita –: “Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui”.

”Il Signore apparve… e Abramo vide tre uomini”: ci si confonde. E così, ancora dopo, nel racconto: “Mio Signore non passare oltre…si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero”.

Alcuni leggono allusioni alla Trinità. Io leggo come lo sfondamento dei pensieri chiusi e presuntuosi, anche nel dire Dio; e non so se è anche a motivo dell’incanto della leggerezza che mi viene  dalla tenda e dall’ombra di un albero. Che quando si sfiora Dio ci sia scompiglio lo trovo naturale, lo trovo affascinante. Forse che non è prezioso questo sentirci una piccolezza ma aperta e non una monumentalità, imponente ma chiusa, di fronte al mistero?

Perdonate la digressione: Mi aveva colpito anni fa la testimonianza di un religioso francese,  conosciuto con il nome di Père Duval, componeva bellissime canzoni. Lui raccontava che a insegnargli chi era Dio erano stati suo padre e sua madre. Suo padre, perché la sera, prima di coricarsi, lo vedeva inginocchiarsi vicino al letto: lui, uomo fiero, che non si sarebbe inginocchiato davanti a nessuno, si inginocchiava e a lui, bambino, veniva da pensare che doveva essere ben grande Dio, se suo padre davanti a lui si inginocchiava. Ma di Dio una immagine complementare gliela aveva data sua madre, perché la vedeva pregare Dio, mentre allattava il fratellino e mentre il gatto le faceva le fusa sulle spalle. Doveva essere ben tenero Dio se sua madre poteva parlargli in quel modo.

Faccio ritorno alla tenda di Mamre e mi viene spontaneo chiedermi se a rendermela cara, quasi icona di Dio, non sia anche il fatto che non è una tenda monoposto, non uno a sè, un singolo chiuso, immobile. Quanta accelerazione, quanto darsi da fare nella tenda, quanto inventare nella tenda a Mamre. A cuore è l’ospitalità. E se a Dio dessimo nome di ospitalità? Non lo diamo forse quando gli diamo nome di Trinità?

Voi mi direte – e avete ragione – che di per sè la tenda di Mamre è un canto all’ospitalità di Abramo: a incantarci a non finire la sua insistenza perché gli sconosciuti si fermino. “Fare di tutto perchè gli sconosciuti si fermino” è immagine che fa riflettere; pone interrogativi in giorni in cui si fa di tutto perché non entrino o perché escano.

Eppure anche in tempi di passioni tristi e di esiti incivili, come a volte rischiano di essere i nostri, io vorrei ricordare – meritano memoria e sono da sostenere e incoraggiare – donne e uomini di oggi che mettono tempo, energia e passione in mille modalità, a volte le più impensate, per aprire tende di accoglienza e di ospitalità, varchi di umanità nel disumano. Quanti di loro mi sono ignoti! Di altri tengo vivo nel cuore il nome. Li benedico: benedico la loro passione, la loro genialità, la loro creatività a servizio di accoglienza, ospitalità, umanità. Do loro nome di Abramo e di Sara. Sì, anche di Sara, perché nella tenda, un po’ un po’ sotto velo nel racconto, c’era anche lei; succede quando a prevalere nella mentalità  è il maschile.

Penso con immensa gratitudine a donne e uomini cui do nome di  tenda o di ombra d’albero. Ci salvano dall’inciviltà e da una delle  ferite tra le più gravi al vangelo, la ferita all’accoglienza, ferito Dio. E ferito il futuro del mondo.  Perché sposata all’accoglienza è la promessa della vita. Leggiamo: “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”.

Ebbene è bello riconoscere – forse voi avete già colto l’allusione – come la nostra ospitalità, quella che ci abita nel più profondo, abbia sorgente come di acqua viva nell’ospitalità che è in Dio. E qui si fa ritorno a un’altra tenda.

Per alcuni di noi una delle interpretazioni più suggestive della Trinità è quella evocata, a prova di emozione, dal grande iconografo russo Andrej Rublëv, con l’icona dei tre “angeli” intorno alla mensa di Abramo. Tu la guardi, tu che sei da questa parte, e ti sembra che i tre ti invitino alla loro mensa. Come se loro fossero una comunione e ti invitassero a sedere nella loro comunione. È un fuoco acceso. Un fuoco tenero abita i loro volti, il fuoco della loro accoglienza. Chiunque tu sia, sei chiamato a sedere lì. E avverti che tra loro, come suggerisce il vangelo di Giovanni, tutto è in comunione. Quello che è tuo – perché c’è qualcosa che è tuo, tu sei irripetibile – quello che è tuo non lo rivendichi con arroganza per te stesso. Nessuno dei tre dice: “quello che è mio è mio”, ma lo mette in comunione.

È affascinante pensare che Dio non solo ci ha raccontato la comunione dei volti, ma ci invita a sedere a mensa. Anche questa festa ce lo ricorda. Ci ricorda e ci fa rivivere il miracolo di un Dio che ti chiama alla mensa.

Letture 

LETTURA Gen 18, 1-10a

Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».

Commento al filmato:è di una bellezza emozionante questa “Fuga” in Do min, le note del Clavicembalo, dopo un inizio denso di mistero, con un “crescendo”spettacolare, raccontano il grande dono che Dio fa ad Abramo e Sara nella vecchiaia, ma soprattutto all’intera Umanità di un figlio, Isacco, da cui nascerà il Salvatore: 

Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».

 

SALMO Sal 104 (105)

Il Signore è fedele alla sua parola.

Cercate il Signore e la sua potenza,

ricercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,

i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,

voi, stirpe di Abramo, suo servo,

figli di Giacobbe, suo eletto. R

È lui il Signore, nostro Dio:

su tutta la terra i suoi giudizi.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,

parola data per mille generazioni,

dell’alleanza stabilita con Abramo

e del suo giuramento a Isacco. R

Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza,

i suoi eletti con canti di gioia.

Ha dato loro le terre delle nazioni

e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,

perché osservassero i suoi decreti

e custodissero le sue leggi. R

Commento al filmato:le Trombe e le Percussioni di questa spettacolare “Suite da Danserve” di Tilman Susato, cantano con incredibile potenza e maestà questo inno di lode: 

Cercate il Signore e la sua potenza,

ricercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,

i suoi prodigi e giudizi della sua bocca,

voi, stirpe di Abramo, suo servo,

EPISTOLA 1Cor 12, 2-6

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, voi sapete che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

Commento al filmato: le note incontenibili, appassionate, dell’Orchestra nello spumeggiante “Allegro” del Concerto in Re min di Vivaldi, cantano con toni veementi la potenza dello Spirito Santo:

 

nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anatema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.

VANGELO Gv 14, 21-26

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

Commento al filmato:in queste delicata, dolcissima “Sarabande”della “Partita” in Mi min di Bach, il Pianoforte canta con toni di grande tenerezza le parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli nei suoi discorsi di addio:  

«Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

 

 

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