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20 Luglio 2025 6a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo

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20 Luglio 2025 6a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo

Nascondiamo o raccontiamo?

Sesta Domenica dopo Pentecoste

20 Luglio 2025

omelia di don Angelo

Non so se sarà omelia, forse solo racconto di emozioni: un accorrere di immagini; e una chiama l’altra. E sete chiama sete E sangue chiama sangue.

Vorrei lasciare alle spalle la lettura dell’Esodo: “Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!»”. So che il rito appartiene a tradizioni antiche, ma una strage di animali, montoni, buoi, o quant’altro, mi lascia sempre a disagio. Raccolgo l’intento del rito che è significare: “siamo dello stesso sangue!”. E Dio che ti dice: “Sei del mio sangue”. Era per dire comunione. Poi noi il sangue lo abbiamo evocato per dire le cose più assurde, per dire discriminazione:  il sangue blu, la purezza del sangue di un popolo a fronte dell’impurità del sangue di un altro e poi il sangue versato per guerre, per stragi, per delirio di potere.

Vengo al vangelo di Giovanni, che racconta di Gesù crocifisso, un testo che, a una prima lettura, sembrerebbe fuori tempo e fuori luogo: è da mesi infatti che abbiamo celebrato la Pasqua. Fuori tempo e dentro il nostro tempo, fuori luogo e dentro i nostri luoghi, dentro questi giorni in cui la crocifissione non conosce pausa; non conosce pausa il sangue versato,. donne e uomini e bambini crocifissi, a migliaia.

E mi si accende subito una connessione che non può – non può!– lasciarmi occhi asciutti. La sete chiama sete: la sete di Gesù in croce chiama sete. “Disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito”. La sete, cui fu dato un racimolo di risposta da soldati, mi ha d’istinto riportato alla memoria e al cuore un’altra sete di questi giorni che grida tragedia e insieme  disonore: il massacro dei bambini in ricerca disperata di acqua, sete di acqua, sulla striscia, sete negata. E’ disonore che non puoi lavare; passano i giorni, non passa il brivido, non mi si scolla il disonore.

Scrivevo anni fa, undici per la precisione, “Dismissione di azzurro”. Allora i bambini trucidati giocavano sul litorale, nella terra e sotto il cielo amati da Gesù.

Non più azzurro il cielo

che tu amavi,

lo vedevi rosseggiare

di un filo di tenerezza la sera

quando salivi

solitario il monte

a pregare.

Lo hanno sporcato:

per fiato aspro di armi

odora di sangue.

Approdo di morte

il litorale di reti e di barche

sudore

e  profumo di pesce arrostito,

la riva che amavi,

fatta chiazza di sangue innocente,

l’allegria pura

soffocata

in sabbie di morte.

Stupro di umanità.

Vedete mi sono perso dietro la sete del crocifisso e dei crocifissi di oggi. E ora mi perdo dietro l’ultima goccia di sangue. Nel racconto in Giovanni della morte di croce di Gesù a colpirmi quest’anno è come una contrapposizione che si fa strada nel piccolo brano: c’è la fretta di chi vuole nascondere l’accaduto e c’è la forza di chi vuole raccontarlo. Anche oggi abissale contrasto. Nascondiamo o raccontiamo?

L’hanno deposto in fretta dalla croce. Era vicina la festa, la più grande delle feste, e non sarebbe stato un bello spettacolo vedere un uomo inchiodato alla croce. Una morte fuori della città e una sepoltura di nascosto, nella fretta. E che la città non venisse sporcata dalla visione, dalla eresia del Rabbi di Galilea. La notte, la notte e il suo silenzio avrebbero inghiottito tutto. Una grotta, una pietra, la notte. Notte del crocifisso.

Calato dalla croce

in un cielo

invaso dalla notte.

Deposto in fretta

e fu comando:

anche inerte, dall’alto

disturbavi la razza

dei benpensanti.

Che non fosse sporcata

da una croce di malfattori

la purezza della Pasqua!

C’è chi nasconde e c’è chi svela. Ascoltate: “Ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate”.

Chi ha visto, chi ha visto uscire l’ultima goccia di sangue, ne dà testimonianza

come quando la fonte riarsa

rilascia singhiozzando – ed è fine –

l’ultimo brivido

di un minimo ultimo di acqua.

Chi ha visto racconti. Ricordo che anni fa, quando di questi tempi avevo grazia di sostare alcuni giorni per monti, mi prendeva commozione alle tre del pomeriggio dei venerdì sentire il rincorrersi ad eco di rintocchi di campane nella valle, a pianto dell’ultima goccia di sangue. Era pianto ed era come chiamata a non nascondere, a custodire nel cuore e a raccontare l’ultima goccia che ti convoca oggi ai crocicchi della storia.

L’ultima goccia racconta il “fino all’ultimo” dell’amore: non gli rimaneva più niente. Ci consegnò dalla croce lo Spirito perché, pur tra smarrimenti, imparassimo a donarci con passione sino all’ultima goccia, ad essere sempre dovunque fedeli “fino all’ultimo”, una pista, la sua, segnata di luce.

Sei senza più sangue.

Fisso da lontano

la trafittura dei chiodi

adoro il segno

della mia libertà.

LETTURA Es 24, 3-18

Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero. Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli». Mosè si mosse con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro». Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

SALMO Sal 49 (50)

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Parla il Signore, Dio degli dèi,

convoca la terra da oriente a occidente.

Da Sion, bellezza perfetta,

Dio risplende. R

Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;

davanti a lui un fuoco divorante,

intorno a lui si scatena la tempesta.

Convoca il cielo dall’alto

e la terra per giudicare il suo popolo. R

«Davanti a me riunite i miei fedeli,

che hanno stabilito con me l’alleanza

offrendo un sacrificio».

I cieli annunciano la sua giustizia:

è Dio che giudica. R

EPISTOLA Eb 8, 6-13a

Lettera agli Ebrei

Fratelli, Gesù ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: «Ecco: vengono giorni, dice il Signore, quando io concluderò un’alleanza nuova con la casa d’Israele e con la casa di Giuda. Non sarà come l’alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto; poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: “Conosci il Signore!”. Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima.

VANGELO Gv 19, 30-35

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

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