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15 Ottobre 2023 Dedicazione del Duomo – Omelia di don Angelo

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15 Ottobre 2023 Dedicazione del Duomo – Omelia di don Angelo

Poi una casa nella notte

15 ottobre 2023 Dedicazione del Duomo diMilano

omelia di don Angelo

Oggi  gli occhi oggi sono qui e sono  altrove, poche strade più in là, come perduti a contemplare il Duomo, gli occhi immersi nello splendore bianco dei marmi che fanno grande casa, nella seduzione di un coro di guglie che cantano per tutti nel cuore della città.

Oggi ricordiamo il giorno della dedicazione  del nostro Duomo, potremmo in verità parlare di una successione di dedicazioni nel tempo. E non saranno mai finite. A me piace pensare che la costruzione sia sempre in corso; e ancora aperta la cosiddetta “Fabbrica del Duomo; mi dà gioia, chiama l’incompiuto.

Insegnamento prezioso, così ha da essere una chiesa, di cui il Duomo è simbolo: non può essere che costruzione in fieri, con la passione di dare nel tempo sviluppi nuovi al vangelo del Maestro, lui la pietra, quella d’angolo, a fondamento di tutto. Poi la convocazione  delle pietre, antiche e nuove, senza eccezioni, ciascuna con la sua originalità; e guai se qualcuno si arrogasse l’autorità di imporre un modello unico, sarebbe come assassinare la fantasia di Dio e la dignità delle sue creature.

Il nostro Duomo, per come si affaccia. sembra evocare la grandezza e lo sconfinamento. Così allude anche il libro del profeta Baruc: “Quanto è grande la casa di Dio, quanto è esteso il luogo del suo dominio! È grande e non ha fine, è alto e non ha misura!”. Ebbene la grandezza, quella vera che dovremmo respirare nella casa di Dio, si accompagna alla Sapienza. Senza la Sapienza che viene dall’alto la grandezza diventa un delirio e una ubriacatura. Il libro parla di “famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra; ma Dio non scelse costoro e non diede loro la via della sapienza: perirono perché non ebbero saggezza, perirono per la loro indolenza”.

So di forzare il testo: stiamo – e non da oggi – assistendo a un attestarsi devastante della forza dei giganti. Che confidano nella statura e nella guerra. Un crescendo di restrizione delle visioni.  Posso sbagliarmi un delirio che a poco a poco ha invaso pensieri e parole, gesti. Starei per dire che è cambiata l’aria, c’è pesantezza. La grandezza del Duomo è leggerezza, e  così ogni grandezza sposata alla Sapienza. I cieli sono un canto alla universalità, ma se prevale indifferenza e cinismo sono deturpati. Il tempio, il Duomo dunque,  come scuola della vera grandezza. Imparare la lezione e uscire con anima e cuore grandi.

Di casa si parlava oggi anche nella lettera a Timoteo. Anche per dire della varietà degli oggetti che vi si trovano e della loro utilità, che va al di là  del fatto che siano ritenuti più o meno nobili: “In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di argilla”. Anche questa una grande lezione: sulla nobiltà di ciascuno, una nobiltà non semplicemente declamata. Ma pensata e onorata. E non concessa, regalata. Regalata unicamente da Dio. Un Sinodo, come quello che si è aperto in questi giorni a Roma, può pulsare verso questo sogno, il sogno di una chiesa dove sia recuperata la   coralità; se ne intravvede un lembo, sia pure esiguo, con la presenza di laici e di donne. Anche se la strada è lunga perché si avveri un antico assioma che risale a  Giustiniano: “Ciò che interessa tutti, da tutti deve essere deliberato”.

E ora vengo al tempio di Gerusalemme, quasi solo per lasciarvi una domanda. Nel brano di vangelo c’è un affaccio di varia umanità e mi batte in cuore una domanda: dov’è la vera aggregazione dello Spirito nel tempio in cui Gesù entra con i suoi? C’è una macchia oscura e c’’è un alone di luce nel tempio. Da un lato sedie e tavoli di venditori, visi tristi di inquisitori, quelli che sanno a chi bloccare l’accesso. Dall’altro il movimento – piccoli numeri – del Profeta di Nazaret. E c’è l’entusiasmo per uno che ridà verità all’adorazione nel tempio. Per uno che accoglie piccoli, ciechi e zoppi, tutti quelli che cercano il senso della vita, il rabbi che spalanca loro gli occhi e la libertà dello spirito.

E il finale è di una tristezza infinita. Ma apre un germoglio. Nel tempio rimane l’ombra nera, gli occhi bui. Il maestro esce con i suoi. Una casa di amici lo accoglie a Betania nella notte: è immagine di una chiesa che sogniamo.

Fu incendio di osanna

per strade.

Poi il grido fremente

impigliato a mantelli,

a rami d’albero,

a groppa d’asino e puledro.

Entrasti nel tempio

ed era mercato.

I tuoi occhi furono lago

d’indignazione,

e mani e braccia e frusta

per passione contro

presenze d’abuso.

Trascinasti con te

senza pudore –

liturgia sacra –

poveracci

esclusi per divieto

dal tempio,

storpi e ciechi.

Né ti importò

degli occhi

indignati dei detentori

immobili della legge.

A riconsacrare il tempio

la guarigione che passò

silenziosa per le tue mani

fin nello spasmo

della loro carne

ferita.

Fu per osservanza

di decreto di un Dio

che non vuole sacrifici

ma misericordia.

Piombò nel tempio terrore

per occhi

inveleniti di scribi e farisei.

Spazio breve,

filtrava ora

come un vento nel tempio.

E tutti a spiare trasalendo

donde venisse:

era un acclamare

per voce di bimbi.

E le mura, le volte

le colonne

intrise di gridi e di canti,

lavate per sempre.

Osavano i fanciulli

a squarciagola

nel tempio l’osanna,

sovrastando il sacro divieto.

Via loro avrebbero cantato

le pietre

per un messia

che sceglie ingressi

a groppa d’asino

e di puledro.

Le Letture

LETTURA Bar 3, 24-38

Lettura del profeta Baruc

O Israele, quanto è grande la casa di Dio, quanto è esteso il luogo del suo dominio! È grande e non ha fine, è alto e non ha misura! Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra; ma Dio non scelse costoro e non diede loro la via della sapienza: perirono perché non ebbero saggezza, perirono per la loro indolenza. Chi è salito al cielo e l’ha presa e l’ha fatta scendere dalle nubi? Chi ha attraversato il mare e l’ha trovata e l’ha comprata a prezzo d’oro puro? Nessuno conosce la sua via, nessuno prende a cuore il suo sentiero. Ma colui che sa tutto, la conosce e l’ha scrutata con la sua intelligenza, colui che ha formato la terra per sempre e l’ha riempita di quadrupedi, colui che manda la luce ed essa corre, l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore. Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!», e hanno brillato di gioia per colui che le ha create. Egli è il nostro Dio, e nessun altro può essere confrontato con lui. Egli ha scoperto ogni via della sapienza e l’ha data a Giacobbe, suo servo, a Israele, suo amato. Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini.

Commento al filmato: le note gioiose, solenni, a tratti dolcissime, cantano con armonie imponenti l’inno del Profeta Baruc: «O Israele, quanto è grande la casa di Dio, quanto è esteso il luogo del suo dominio! È grande e non ha fine, è alto e non ha misura!»

SALMO Sal 86 (87)

Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!

Sui monti santi egli l’ha fondata;

il Signore ama le porte di Sion

più di tutte le dimore di Giacobbe. R

Iscriverò Raab e Babilonia

fra quelli che mi riconoscono;

ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:

là costui è nato. R

Si dirà di Sion:

«L’uno e l’altro in essa sono nati

e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R

Il Signore registrerà nel libro dei popoli:

«Là costui è nato».

E danzando canteranno:

«Sono in te tutte le mie sorgenti». R

Commento al filmato:le armonie arcane generate dall’Organo e dagli Archi dell’Orchestra Barocca in questa bellissima “Aria” di Corrette, cantano con toni gioiosi il Salmo 86 (87) del Responsoriale:

«Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! Sui monti santi egli l’ha fondata; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.»

EPISTOLA 2Tm 2, 19-22

Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, le solide fondamenta gettate da Dio resistono e portano questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi», e ancora: «Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore». In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di argilla; alcuni per usi nobili, altri per usi spregevoli. Chi si manterrà puro da queste cose, sarà come un vaso nobile, santificato, utile al padrone di casa, pronto per ogni opera buona. Sta’ lontano dalle passioni della gioventù; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.

Commento al filmato: le note dolcissime, affettuosedel pianoforte di questa deliziosa “Humoreske”di Robert Schumann, narrano la grande tenerezzadi san Paolo in questa sua esortazione a Timoteo:

«Sta’ lontano dalle passioni della gioventù; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.»

VANGELO Mt 21, 10-17

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaredi Galilea». Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode”?». Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

Commento al filmato:le note drammatiche del tempo “Presto” dalla Sinfonia in Fa min “La Passione” di Haydn, narrano con ritmo frenetico l’episodio che vede Gesù scacciare i mercanti dal Tempio: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. Voi invece ne fate un covo di ladri». Il tempo “Allegro”, poi, del Concerto in Si b di Vivaldi, racconta con armonie tumultuose, come i Giudei si sdegnarono vedendo i prodigi fatti da Gesù e i fanciulli cantare «Osanna al figlio di Davide!» e la puntuale risposta di Gesù:

«Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode?».

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