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17 Settembre 2023 3a Domenica dopo il Martirio Omelia di don Angelo

ArteMusicaPoesia

17 Settembre 2023 3a Domenica dopo il Martirio Omelia di don Angelo

Raccontami di lui

Terza domenica dopo il martirio di Giovanni

17 settembre 2023

omelia di don Angelo

“Voi chi dite che io sia?”: la domanda arriva anche a noi questa mattina, dopo millenni. Porta con sè l’emozione di un coinvolgimento: “Voi, dico, voi…”. E la domanda non perde di importanza per il fatto che abbia bussato chissà quante altre volte al nostro cuore. Non è mai scontata, perché porta allo svelamento una relazione, tra noi e lui, tra noi e Gesù: ”Voi chi dite che io sia?”. Se la risposta fosse formale, gioco forza sarebbe avanzare qualche dubbio sul colore della nostra relazione con Gesù. Non accade anche in amore quando è un parlarsi tanto per parlarsi? Potrebbe accadere anche con Gesù quando le parole, in risposta alla domanda sulla sua identità, suonassero come una litania stanca, ripetitiva, una declamazione lontana da ogni brivido di nascita, di poesia, di futuro. Un modo per rovinare tutto, anche quel grumo di sguardi che si affacciavano nella domanda di Gesù e nella risposta di Pietro. Si guardarono negli occhi.

Quest’anno la domanda  è arrivata, a maggio, al festival del Libro di Torino, finendo come titolo di uno degli eventi: “Voi chi dite che io sia?”. Fu in quell’occasione che Mons. José Tolentino Mendonça, cardinale e poeta portoghese, uno dei relatori, in una sua intervista, alludendo alla domanda disse: “Gesù non pretende una relazione scolastica ma una condivisione aperta e franca di vita, anche se fatta più di balbettii e incompiutezze che di affermazioni dottrinali perfette. E certo lui non si aspetta risposte formattate, ma risposte che ‘rischino’ di andare oltre a sondare il mistero profondo che si nasconde in una identità. Purtroppo Gesù da noi cristiani viene messo troppo rapidamente dalla parte delle risposte. Ma Gesù rimane una domanda”.

Alla domanda di Gesù “Voi chi dite che io sia?” Pietro rispose: “Il Cristo di Dio”, l’Unto, il Messia di Dio. Ebbene sulle labbra di Pietro quelle parole non suonavano come una definizione, tenevano la luce del suo entusiasmo. Come dovrebbe essere per ognuno di noi. Ma gli  occhi a Pietro a tal punto si erano accesi da subirne un possibile abbaglio. E Gesù è netto, divarica; non vuole ambiguità, che si possono nascondere dietro il titolo: “Il Cristo di Dio”; Il titolo che, se ci pensate bene, è quello che è diventato comune, preminente. Pietro risponde: “Tu sei il Cristo di Dio”. E Gesù di rimando un altro titolo, “Il Figlio dell’uomo”: “Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno”.

Preferì parlare di sé come “figlio dell’uomo”, quasi avvertisse un pericolo, un possibile fraintendimento e volesse purificare la visione del Messia da ogni ambiguità, da ogni colorazione di vittoria, da ogni ombra di dominio. Lo svelamento, non fraintendibile, sarà sul legno di una croce, morte ignominiosa, tra due malfattori.  Quello sarà il luogo in cui si potrà dire chi egli sia, o almeno balbettarlo. Perché poi ci vorrà una vita, e nemmeno basterà, per dirlo.

Oggi il profeta Isaia parlando dei giorni messianici evocava un vessillo elevato tra i popoli con il genio, l’arte, il potere di raccogliere e di radunare. Ci verrebbe da dire: “Sei il Messia! Sì, sei uno che raccoglie scartati, sei uno che raduna divisi”. Non è forse vero che Gesù, la settimana prima di morire, dirà: “Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”? Lui attira con l’amore, un Dio del gratuito, che non lega il suo amore, come altri dei, all’obbligo di prestazioni. Così tutta la vita, così nella morte, perché lui è amore.

Amico di pubblicani e peccatori come oggi ricordava la prima lettera a Timoteo: “Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna”.

Magnanimità. Bella la parola ”magnanimità”: “un anima grande”, non lo sfioravano le piccinerie. Anima grande, passioni grandi, un amore grande: un amore come il suo aveva, ha, il colore del divino. Aveva una preferenza per il titolo di “Figlio dell’uomo”. E’ dall’umano che trapelava il divino.

Che bello quando alla domanda su Gesù si risponde non in modo scolastico, ma raccontando di lui, ognuno a suo modo: sono fessure che si aprono, non finiranno di aprirsi; e attraverso quelle ci sembra di conoscerlo più intimamente; è come se ci sentissimo sempre più legati a lui. Legati e liberi.

Racconto e fessure nelle parole di una cara mia amica che tempo fa mi scriveva: “Ho pensato spesso leggendo  i Vangeli, che in essi è contenuta l’intera narrazione dell’io umano: la rabbia, la solitudine, l’irriverenza, l’invidia, il peccato e la volontà di redenzione; il valore del talento e della capacità di capirlo e di sceglierlo come ragione di vita, quale esso sia; la comprensione dell’altro e il desiderio di condividere i banchetti con gli amici; la socialità e il bisogno di isolamento; la tentazione e la forza; l’attenzione agli ultimi, che saranno i primi nei cieli, per far capire a chi si crede primo sulla terra tutta la sua ridicolaggine; la fede e il dubbio. La tenerezza di Gesù, profonda come quella di ogni uomo che guardi alla persona amata. L’amicizia e il tradimento. La voglia di ribellione e quella, speculare, di far ritorno alle origini, dove c’è casa, perché lì stanno le nostre radici che ci forniscono linfa vitale. La paura. La paura della sofferenza e della morte, che Gesù vive, è proprio uguale alle nostre. Gesù trasuda sangue, se non erro”.

Parole, queste, che suonano come un racconto.

Anche tu raccontami di lui. Se vuoi su una panchina.

Le Letture

LETTURA Is 11, 10-16

Lettura del profeta Isaia

In quel tempo. Isaia parlò, dicendo: «In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa. In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la sua mano per riscattare il resto del suo popolo, superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Patros, dall’Etiopia e dall’Elam, da Sinar e da Camae dalle isole del mare. Egli alzerà un vessillo tra le nazioni e raccoglierà gli espulsi d’Israele; radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. Cesserà la gelosia di Èfraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Èfraim non invidierà più Giuda e Giuda non sarà più ostile a Èfraim. Voleranno verso occidente contro i Filistei, insieme deprederanno i figli dell’oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e i figli di Ammon saranno loro sudditi. Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto e stenderà la mano contro il Fiume. Con la potenza del suo soffio lo dividerà in sette bracci, così che si possa attraversare con i sandali. Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall’Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dalla terra d’Egitto».

Commento al filmato: le note concitate, drammatiche del Pianoforte di questo “Allegro” dalla Sonata in Mi magg. di Beethoven, raccontano l’episodio della Bibbia in cui Mosè innalza un serpente di bronzo, per la guarigione del Popolo che aveva tradito, segno della Croce di Cristo: «Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.»

SALMO Sal 131 (132)

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Il Signore ha giurato a Davide,

promessa da cui non torna indietro:

«Il frutto delle tue viscere

io metterò sul tuo trono!». R

Sì, il Signore ha scelto Sion,

l’ha voluta per sua residenza:

«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:

qui risiederò, perché l’ho voluto. R

Là farò germogliare una potenza per Davide,

preparerò una lampada per il mio consacrato.

Rivestirò di vergogna i suoi nemici,

mentre su di lui fiorirà la sua corona». R

Commento al filmato: lo stupendo “Allegro” dal “Concerto Grosso” in Si min di Händel, narra, con un caleidoscopio di Armonie l’ammonimento del Signore al Suo Popolo che non si conserva fedele a Lui «Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.»

EPISTOLA 1Tm 1, 12-17

Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Commento al filmato:le note dolenti, dolcissime del “Largo” dal Concerto in do min. di Vivaldi, cantano con toni struggenti l’immenso Amore di Dio nell’Umiltà, in Gesù Cristo, dell’Incarnazione: «Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.» nella seconda parte del brano, il Clavicembalo del Preludio in Si bem Magg. da “Clavicembalo ben Temperato” di Bach, canta con toni esultanti: «Gesù Cristo è Signore!»– fanno da sfondo le stupende immagini di “Gesù Cristo dopo la Flagellazione” di Murillo e del “Giudizio Universale” di Beato Angelico.

VANGELO Lc 9, 18-22

✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Commento al filmato: le note solenni, intense, del Fagotto con il sottofondo degli Archi nell’Adagio del Concerto “La Notte” di Vivaldi, cantano con toni misteriosi l’incontro notturno di Gesù con Nicodemo, di cui descrivono in modo mirabile il “buio dell’Anima” – fanno da sfondo le belle immagini de “Gesù incontra Nicodemo” di Crijn Hendricksz Volmarijn e del “Battesimo di Gesù” del Perugino.

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