19 Ottobre 2025 Dedicazione del Duomo Omelia di don Angelo
Viaggio di pietre per un appuntamento
Dedicazione del Duomo di Milano
19 ottobre 2025
omelia di don Angelo
Memoria della dedicazione del nostro Duomo.
Ci sono care le sue pietre, i nostri occhi si imbevono di bellezza, anche al solo pensarle. Lo sentiamo un po’ come casa. Come casa e come passaggio. Celebrano il passaggio le guglie, fremito di libertà nel cielo. Casa, guglie. E porte, cinque, di bronzo ma non immobili: iscritte vi sono storie della casa, racconto di cammini della chiesa di Milano. Cinque porte, e poi a lato una piccola. Una casa senza porte alluderebbe tristemente al sequestro.
Un rito antico, un rito di passaggio, si compie anche oggi e ha nome straordinariamente evocativo ‘transmigratio’; Arcivescovo e fedeli, convocati alla porta, sono invitati a varcarla. Una voce canta: “Apritemi le porte della giustizia, voglio entrarvi e rendere grazie al Signore”. Il portale viene aperto e la processione fa ingresso in Cattedrale al canto della sallenda “Varcate le sue porte rendendo grazie al Padre”.
Ebbene penso che la transmigratio non sia solo un rito ma disegni una vocazione, vocazione del discepoli di Gesù di Nazaret, vocazione ai passaggi, a varcare con fiducia la porta, le porte, quella di Dio e quelle dell’umanità, gente dei passaggi.
E di passaggi è testimonianza viva anche il nostro Duomo, con le sue ricostruzioni a non finire, con le sue ripetute dedicazioni nel tempo. Sino all’ultima, quando, la terza domenica di ottobre del 1986, il card. Martini, in un’area ridisegnata del presbiterio, consacrò l’altare attuale. L’altare – pensate la bellezza – riprese forma di tavola per la Cena del Signore e la Cattedra del Vescovo la si volle decentrata, quasi a ricordare il monito di Gesù: “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli” ( Mt 23,8).
Lui, Gesù – ci ha ricordato oggi Paolo – la pietra a fondamento: “Carissimi, avvicinandovi a Cristo, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale”.
Ma come si diventa pietre vive? La domanda ci riporta ad un altro rito di passaggio, essenziale decisivo, rivelatore: dalla celebrazione nel tempio alla celebrazione nella vita. Gesù è esplicito, non basta invocare o ascoltare. Ascolta e pratica, praticate il vangelo: “Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene”.
Voi mi capite, oggi dalla visione del Duomo e dalle letture fa sussulto l’immagine della roccia e quella delle pietre, al plurale. E – come mi capita purtroppo spesso – mi perdo in immaginazioni. Non sono uno storico né un archeologo, mi affascina pensare alla prima pietra. E poi, pensare a quanta convocazione di pietre.
Ma ancor più mi affascina pensare al viaggio delle pietre, del marmo, per il loro appuntamento, Molti di voi conoscono la storia del Duomo: nell’ottobre del 1387, Gian Galeazzo Visconti cedette in uso alla Veneranda Fabbrica del Duomo la Cava di Candoglia e concesse il trasporto gratuito dei marmi fino a Milano attraverso le strade d’acqua. Il trasporto del marmo fino a Milano avveniva dal Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande e poi dentro alla città fino alla darsena di Sant’Eustorgio. Attraverso il sistema di chiuse, realizzato dalla Fabbrica, arrivava fino al Laghetto, a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale, nel cuore della città.
E’ suggestivo pensarlo. Riti di passaggi, di trasmigrazioni. E chissà se i cavatori di marmo sui monti immaginavano dove sarebbero finiti i blocchi che cavavano dalla roccia. Forse nemmeno tu immagini dove poi arriva la tua pietruzza, un tuo gesto, una tua parola, una tua delicatezza.
Penso al rito dei passaggi, ma anche al rito della composizione, a chi poi nella città accordava pietra a pietra e fiorivano pareti, volte e guglie, per quell’arte del radunare, pietra piccola o grande, levigata o sbrecciata, colorita o ombreggiata. La convocazione delle diversità che è l’arte di Dio. E’ arte da apprendere, oggi più che mai: questo il miracolo di Dio e dei suoi figli. Lo scarto e il privilegio sono il male del mondo, della terra e sarebbero il tradimento della chiesa.
Il cuore mi va lontano ad altri riti di passaggio, drammatici e sacri a un tempo: fanno ritorno, volto acceso, a una terra senza più case, fiumane e fiumane di donne, uomini, vecchi, ragazzi e bambini, ritornano. Sarà convocazione di pietre? E sarà finalmente rIconoscimento della loro sacralità?
Il sogno di Dio, quel pezzo del suo regno che siamo chiamati a far accadere sulla terra, non è la dispersione, è la convocazione. E’ il sogno da tenere negli occhi e per il quale spendere la vita. Mi si accese un giorno nel cuore e più non mi ha lasciato. Ero davanti alla meraviglia di un muro a secco.
Nutro veglia d’occhi e stupore
per i muri a secco dei monti
e inseguo a ritroso nel tempo
fatica e genio
di chi sul viottolo
che beve il cielo
convocò una ad una
le pietre
e diede paziente
all’una e all’altra
dignità di appartenenza,
gioia di fiorire
nel mosaico all’aperto.
Porto veglia di occhi e stupore
per te, o Dio,
che vai convocando
fili d’erba e polvere di stelle.
scroscio di torrenti
strusci di vento
concerti di uccelli,
tenerezze di donne e uomini tenaci,
odori e colori
luci e ombre
di infinite terre
nel muro a secco di un viottolo
che beve l’infinito del cielo.
Letture
LETTURA Is 60, 11-21
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti e i loro re che faranno da guida. Perché la nazione e il regno che non vorranno servirti periranno, e le nazioni saranno tutte sterminate. La gloria del Libano verrà a te, con cipressi, olmi e abeti, per abbellire il luogo del mio santuario, per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; ti si getteranno proni alle piante dei piedi quanti ti disprezzavano. Ti chiameranno “Città del Signore”, “Sion del Santo d’Israele”. Dopo essere stata derelitta, odiata, senza che alcuno passasse da te, io farò di te l’orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni. Tu succhierai il latte delle genti, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto. Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria».
Commento al filmato: gioia ed esultanza incontenibili, ci colgono nella Lettura della profezia di Isaia, raccontata nel filmato da uno spettacolare “Allegro” del Concerto in Mi min di Vivaldi, il Violino solista e l’Orchestra si impegnano in un fremente dialogo per cantare, in un tripudio di gioiose armonie:
Saprai che io sono il Signore, il tuo Salvatore e il tuo Redentore, il Potente di Giacobbe.
Fanno da cornice al canto del Violino e dell’Orchestra, splendide immagini: “l’Adorazione dei Magi” di Beato Angelico e di Gentile da Fabriano, e “Cristo in Maestà” di Beato Angelico.
oppure
LETTURA 1Pt 2, 4-10
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, avvicinandovi a Cristo, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso. Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo». Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.
SALMO Sal 117 (118)
Rendete grazie al Signore,
il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». R
Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. R
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. R
Commento al filmato: è un canto appassionato, imponente, quello del Violino con il sommesso accompagnamento dell’Organo, nalla spettacolare “Chaconne” di Vitali; le sue note vibranti accompagnano l’Inno della Liturgia per la “festa delle Capanne”:
Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. …… [5]Nell’angoscia ho gridato al Signore, mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. ……. [10]Tutti i popoli mi hanno circondato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. ……. [14]Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. [15]Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto meraviglie, [16]la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie.
EPISTOLA Eb 13, 15-17.20-21
Lettera agli Ebrei
Fratelli, per mezzo di Gesù offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi. Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Commento al filmato: gioia ed esultanza incontenibili ci fanno provare le note frementi dei quattro Violini solisti che, nello spettacolare “Allegro” del Concerto di Vivaldi, cantano festosi:
Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito
per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
VANGELO Lc 6, 43-48
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene».
Commento al filmato: nella spettacolare, solenne “Fuga” in La min da “Clavicembalo ben Temperato” di Bach, il Clavicembalo canta con affascinanti, drammatiche armonie l’insegnamento di Gesù:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.»