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2023-12-31 Domenica nell’ottava del Natale Omelia di don Angelo

ArteMusicaPoesia

2023-12-31 Domenica nell’ottava del Natale Omelia di don Angelo

Il nuovo di Dio: il Verbo si è fatto carne

Domenica nell’Ottava del Natale

31 dicembre 2023

omelia di don Angelo

Non so se ci affatica o se ci incanta questo puntare oggi degli occhi al più lontano che si può, per fare poi ritorno al  più vicino che si può.

Puntare gli occhi al più lontano nel tempo. E che cosa sta all’origine? E non è la domanda degli scienziati, che pure è legittima e degna di stima. Ma la domanda di coloro che cercano un senso o si chiedono se ci sia un senso. Un senso o una insensatezza? A volte ci sembra di essere osservatori, fermi  al retro di un arazzo, un groviglio di fili: ognuno un filo con la sua vita, con la sensazione – capita –  di essere fuori posto, ma con il brivido di essere abbracciato a un altro filo. A chiederci se c’è un disegno.  Ecco perché i pensieri corrono all’origine, all’in principio.

E il cuore è come se riprendesse a pulsare quando legge di una Sapienza che sta dall’in principio, prima dello snodarsi delle cose; non l’insensatezza, ma la Sapienza. Così raccontava oggi il brano del libro dei Proverbi: “La Sapienza grida: “Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra”. E’– voi mi capite – la condizione perché anch’io metta il mio piccolo filo.

Ma ancora ho trovato scritto che la Sapienza non solo faceva tutt’uno con Dio, ma racconta “Ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”. Qualcuno ha scritto: “In principio era la gioia”. Dio per noi ha in mente la gioia, l’armonia, la felicità. Peccato che a volte sia passata l’idea di una religione che mortifica e mette pesi, e non di una fede che si premura,  come il suo Dio, di far sorridere tutti, tutto:  ti voglio bene, voglio che i tuoi occhi sorridano, portare il sorriso.

Anche il prologo del vangelo di Giovanni oggi ci riconduceva all’in principio e raccontava: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”.

Bellissimo che si inizi dal Verbo, dalla Parola, e non da un silenzio muto che ti raggela: sei salvo se sguscia una paola che già in sé porta segno di voglia di comunicare. All’inizio di tutto sta la voglia di comunicare di Dio, come una grande luce, una immensa luce, all’inizio un mare di luce. E poi è detto – e qui purtroppo non abbiamo sostato nei secoli e non avremo mai finito di sostare – è detto del Verbo di Dio, della Parola  che è luce – : “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”. Pensate, nulla che non porti in sé una traccia del divino – ma ci pensate? –  nulla di quanto c’è oggi, nulla di quanto ci fu dal primo battere del mondo ad oggi, nessuna donna, e nessun uomo,  e – che so io? –  nessuna formica, nessuna goccia d’acqua, nessun filo d’erba, nessuna polvere di stelle, nessun popolo del mondo, nessuna religione, nessuna cultura, nulla di quanto oggi vedrai uscendo da questa chiesa. Vedrai l’anima del mondo. Pensate, se le scrivessimo sulle pareti  di casa queste parole, se le incidessimo sulle pareti dell’anima? “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”.

Dal più lontano al più vicino, perché ora mi si accende l’altra parola del prologo di Giovanni: ”Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. O – se volete, nella versione più letterale – “e mise la sua tenda in mezzo a noi”.

Si fece carne, quasi la carne fosse il punto estremo del suo desiderio di comunicare con noi. Che siamo carne, siamo storia, siamo volto, parliamo con parole e con il volto, ci esprimiamo  con scoppi di riso e con il silenzio del pianto, siamo mani che lavorano e mani che si fanno dono per una carezza, occhi che scrutano o anche occhi che sono semplicemente fessure di bellezza, siamo corpo e attesa di profumo, di vino e di abbracci.  E Gesù – perdonate una espressione forse in eccesso – ci ha amato molto anche perché non ha preso distanza dalla nostra carne. Ha toccato, si è lasciato toccare. Il vangelo è la Parola in un corpo. Togliete i corpi, che cosa rimane del vangelo?

Anche in questo orizzonte Gesù apriva, osando, un’altra via. Leggete i primi capitoli del vangelo di Marco: storia di corpi. Ed ecco la perplessità dei discepoli di Giovanni e dei farisei, che si interrogano sul fatto che il Rabbi di Nazaret non insegna ai suoi discepoli a digiunare, a mortificare il corpo; ancora non avevano capito che stava accadendo qualcosa di nuovo. E Gesù rispondendo fa cenno al nuovo: “Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!”.

Vino nuovo, il Verbo fatto carne. Otri vecchi, le tradizioni che negano bellezza al corpo l’assuefazione ai corpi violati. Al sangue versato.

Forse dovremmo chiederci perché sono accaduti nella nostra storia cristiana – e ancora non sono del tutto tramontati – i giorni del sospetto sul corpo, il distanziamento dal corpo.

Siamo nei giorni del Natale e il pensiero mi corre – piccolo segno – a quanto è accaduto nell’arte pittorica a molte Madonne del latte: “ritoccate” – scrive un critico d’arte, amico, Luca Frigerio – dall’epoca della Controriforma in poi, quando cioè non parve più conveniente che Maria mostrasse il seno, fosse anche per allattare il piccolo Gesù. Quelle antiche Madonne furono intese spesso come inopportune e imbarazzanti. Da incoronare, magari, con nuovi diademi preziosi, ma anche da “nascondere” sotto prudenti strati di colore… “.

Ebbene dire “il Verbo si è fatto carne” è come cantare al vino nuovo.

Le Letture

LETTURA Pr 8, 22-31

Lettura del libro dei Proverbi

La Sapienza grida: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

Commento al filmato: il rincorrersi delle “Voci”dell’Organo nella stupenda “Fuga” in Sol Magg – La Grande – di Bach, descrive con toni maestosi, solenni, lo svilupparsi della Creazione sotto l’ombrello della Sapienzadi Dio:

«io ero con lui come artefice / ed ero la sua delizia ogni giorno: / giocavo davanti a lui in ogni istante, / giocavo sul globo terrestre, / ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

SALMO Sal 2

Oggi la luce risplende su di noi.

Voglio annunciare il decreto del Signore.

Egli mi ha detto:

«Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.

Chiedimi e ti darò in eredità le genti

e in tuo dominio le terre più lontane». R

E ora siate saggi, o sovrani;

lasciatevi correggere, o giudici della terra;

servite il Signore con timore

e rallegratevi con tremore. R

«Io stesso ho stabilito il mio sovrano

sul Sion, mia santa montagna».

Beato chi in lui si rifugia. R

Commento al filmato:nella spettacolare Fuga in Sol min di Bach, le note maestose, solenni, esultantidell’Organo, “raccontano”il canto di gioia del salmista che annuncia il decreto del Signore:

«Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane».

EPISTOLA Col 1, 13b. 15-20

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Fratelli, il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Commento al filmato: le note serene, adoranti dell’Organo nel Recitativo/Adagio del Concerto in Sol Magg “grosso Mogul” da Vivaldi, di Bach, raccontano con toni di contemplazione il discorso ai cristiani di Colossi in cui san Paolo inneggia a Gesù Cristo immagine del Dio invisibile

«primogenito di tutta la creazione, / perché in lui furono create tutte le cose / nei cieli e sulla terra, / quelle visibili e quelle invisibili: / Troni, Dominazioni, / Principati e Potenze.»

VANGELO Gv 1, 1-14

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Commento al filmato: la grande potenza delle note dell’Organo nel “Präludium” in Re Magg di Bach, racconta con grande esultanza e maestà il Prologo del Vangelo di Giovanni che inquadra l’Onnipotenza del Verbo al Principio della Creazione e la Sua Incarnazione:

«E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.»

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