22 Gennaio 2023 3a Domenica dopo l’Epifania Omelia di don Angelo
In cinquanta ci si può guardare negli occhi
Terza domenica dopo l’Epifania
22 gennaio 2023
Omelia di don Angelo
Questo segno, il segno del pane condiviso, è dentro un “andare”. Noi, per via del lezionario, corriamo il rischio di isolare episodi, un’isola senza mare. Ma che cosa sarebbe un’isola senza mare?
Leggevo il contesto del brano di Luca e mi appassionavo a questo andare incontenibile, di Gesù e anche dei suoi discepoli. C’erano anche le donne, in seguito ricondotte nell’ombra. E’ scritto. “Egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne”. E si fa anche il nome: Maria, chiamata Maddalena, Giovanna, Susanna”. E si aggiunge: ”e molte altre”. Anche loro al seguito di quell’incredibile Rabbi. Anche loro in quell’incontenibile andare. Che era troppo – troppa passione – secondo la madre e i suoi fratelli, che decisero, quel giorno, di andare da lui, forse per consigliargli un briciolo di moderazione. Non uscì, rispose che aveva fatto, della folla in ascolto, la sua allargata famiglia: “coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica”.
Lui non solo non si ferma, ma proprio in quei giorni decide uno sconfinamento via lago, su barca, verso la terra dei Geraseni. Era tale la stanchezza che si addormentò sulla barca e non bastarono tempesta di vento e acqua imbarcata a destarlo. Lo svegliarono impauriti i discepoli. L’incursione in territorio dei Geraseni non fu una passeggiata: andata e ritorno; non fu benvoluto dai Geraseni per via dei porci finiti nel lago. Al ritorno ecco ancora la folla in attesa. E ancora per strada; la folla, quasi gli fosse incollata. E subito in direzione della casa di una ragazzina in fin di vita e mentre cammina una donna gli tocca il mantello, subito guarita. Quanto andare per strade e per case!
Anche ai discepoli comanda di andare, per strade e per case. Come fa lui. Vanno, fanno ritorno; legge gioia, ma anche stanchezza, nei loro occhi. Pensa sia giunta l’ora di una sosta in disparte, un grumo di riposo; a suggerirglielo la stanchezza negli occhi degli altri. E siamo al nostro brano: “Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida”. Si ritirò, e non si ritirò, perchè ”le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure“.
Voi mi capite, il segno del pane condiviso nei pressi di Betsaida non racconta un’eccezione nella vita di Gesù, annota un continuum, un modo di essere. Aveva negli occhi la folla, la moltitudine, pane per la moltitudine. Negli occhi, senza cesure, le folle e le stanchezze. Lui riusciva a mettere le stanchezze degli altri prima della sua stanchezza. E io?
Lui quel giorno aveva intuito fame e stanchezza nella folla e non era nelle sue corde scaricare il problema, come sembravano suggerire i discepoli: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”.
Sì, tra le tante cose a stupire di Gesù c’è anche questo arrivare prima di una richiesta. Oggi il libro dell’Esodo parlava di un altro deserto, quello del Sinai: quel giorno Dio era arrivato con la promessa del pane dal cielo, la manna, dopo una corale protesta. Nel nostro racconto Gesù legge un problema prima che gli si chieda un intervento. Chissà, forse aveva preso da sua madre, che a Cana di Galilea, alla festa di nozze, era arrivata a cogliere il problema prima che gli interessati lo avvertissero. E’ emozionante pensarlo di Dio, di Gesù: pensare che, prima ancora che tu gliene parli o senza che tu gliene parli, lui si preoccupa. Come allude il verbo “prae-occupare”: se ne occupa prima, previene. Tu sei nella sua mente, prima che avvenga il gesto.
E si apre un mondo di suggestioni. Io a chiedermi se ho nella mia mente le folle, se mi accorgo della stanchezza sui volti, se attendo chiamate o se so prevenire.
Ora vorrei sfiorare, dico, solo sfiorare, alcuni particolari dei racconti.
Per il segno del pane condiviso Gesù chiede collaborazione; non piove pane dal cielo. Con la sua domanda sembra invitare a renderci conto di quello che abbiamo e che potremmo mettere in comune: “«Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci»”. Dunque partire da quello che si ha. Dovremmo tenerlo a memoria: mettere a disposizione quello che abbiamo. Io lo so fare?
Nei racconti, quello dell’Esodo e quello di Luca, mi colpiva che dentro la smisuratezza del dono facesse capolino una misura: la manna nella razione per un giorno, o per due se il giorno dopo fosse stato sabato, se no imputridiva; pane e pesci per ognuno, ognuno sfamato, nessuno che approfitti, c’è una misura, il resto va raccolto e non sprecato. La misura dentro la ripartizione dei beni. E’ onorata oggi la misura? Oggi assistiamo – ce lo raccontano le statistiche – alla crescita vertiginosa della disuguaglianza, una moltitudine senza la sua misura; e l’impressione – può essere un abbaglio – è che oggi si siano scolorite persino le campagne per la fame nel mondo. Nel brano della lettera ai Corinzi Paolo incoraggia la colletta per le chiese povere e, a proposito di uguaglianza, scrive: “Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza”.
Un ultimo accenno va a sfiorare il comando di Gesù: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”. Perdonate se vi leggo una delicatezza, a dir poco, commovente. Quasi dicesse: “Non fateli mangiare in piedi: in piedi, in fretta, tra un ordine e un altro, mangiano gli schiavi. Fateli sedere, onorando la dignità di ognuno”. E – aggiunge – “a gruppi di cinquanta”. Perché la folla ha una sua bellezza, ma nella folla ci si può anche sentire non guardati, spersonalizzati. In cinquanta ci si può guardare negli occhi.
Le Letture
LETTURA Es 16, 2-7a. 13b-18
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno». Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui». Al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”». Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.
Sinfonia 45 Fa d m Hob I:45 – 1. Allegro assai
SALMO Sal 104 (105)
Il Signore ricorda sempre la sua parola santa.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. R
Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
nelle tribù nessuno vacillava.
Quando uscirono, gioì l’Egitto,
che era stato colpito dal loro terrore.
Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte. R
Alla loro richiesta fece venire le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque:
scorrevano come fiumi nel deserto.
Così si è ricordato della sua parola santa,
data ad Abramo suo servo. R
Commento al filmato: le Trombe e le Percussioni di questa spettacolare “Suite da Danserve” di Tilman Susato, cantano con incredibile potenza e maestà questo inno di lode:
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
EPISTOLA 2Cor 8, 7-15
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
VANGELO Lc 9, 10b-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.