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25 Giugno 2023 4a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo

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25 Giugno 2023 4a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo

Ricominciare da una tenera foglia di ulivo

Quarta domenica dopo Pentecoste

25 giugno 2023

omelia di don Angelo

Anche oggi,  con la pagina del diluvio, ci muoviamo, dentro l’orizzonte di miti antichi.

Purtroppo la liturgia ha dovuto tagliare il racconto, che si allarga per ben tre capitoli della Genesi. Una scelta per  creare un aggancio con le parole di Gesù nel vangelo di Luca.Ma prima di sostare sulle parole di Gesù – e sarà sosta breve – vorrei trovare tracce per una lettura del diluvio che ci allontani da una immagine terrificante di un Dio irato, che per troppo tempo ha dominato.

Leggevo il racconto e mi nascevano domande su Dio: un Do che si pente di aver creato, quasi preso dal proposito di cancellare tutto. E subito dopo lo vedi puntiglioso a volere che nell’arca sia custodito il seme di ogni vivente. Ma allora che cosa gli batteva nel cuore? E vorrei sostare sugli ultimi giorni di quella stupefacente navigazione. Il sospetto, chiusi nell’arca,  poteva essere che le acque  avessero cancellato ogni segno di vita. E Noè manda il corvo in ispezione per accertarsi se sia o no tempo di approdo.  Ebbene Noè – immagino – rimase tutt’occhi quando alla fine mandò una colomba  e la colomba – è scritto – ”tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo”. L’immagine mi apre il cuore. Mi rimane negli occhi la colomba, ma ancor più quella tenera foglia di ulivo, germogli di vita anche fuori dall’arca, anche dopo un evento che sembrava avere spazzato via tutto, proprio tutto. Ricominciare da una tenera foglia di ulivo.

Ed ecco Dio che si fa un  promemoria. Riascoltiamo, è poesia.

“Questo è il segno dell’alleanza,

che io pongo tra me e voi

e ogni essere vivente che è con voi,

per tutte le generazioni future.

Pongo il mio arco sulle nubi,

perché sia il segno dell’alleanza

tra me e la terra.

Quando ammasserò le nubi sulla terra

e apparirà l’arco sulle nubi,

ricorderò la mia alleanza

che è tra me e voi

e ogni essere che vive in ogni carne,

e non ci saranno più le acque per il diluvio,

per distruggere ogni carne.

L’arco sarà sulle nubi,

e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna

tra Dio e ogni essere

che vive in ogni carne che è sulla terra”.

E allora vorrei dirvi che forse oggi possiamo osare una rilettura di questo testo biblico che non lo soffochi nella visione disperata di un castigo estremo di Dio, ma apra a suggestioni, riconoscendo un disegno più ampio e vedendo in Noè, l’uomo chiamato a custodire la vita.

Lo fa papa Francesco nella sua ”Laudato si’”, quando, evocando Noè, scrive: “In questi racconti così antichi, ricchi di profondo simbolismo, era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. Anche se “la malvagità degli uomini era grande sulla terra” e Dio “si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra” tuttavia, attraverso Noè, che si conservava ancora integro e giusto, Dio ha deciso di aprire una via di salvezza. In tal modo ha dato all’umanità la possibilità di un nuovo inizio. Basta un uomo buono perché ci sia speranza!”.

In questo orizzonte si aprono oggi le riflessioni di alcuni teologi. In particolare vorrei ricordare una teologa portoghese, Teresa Bartolomei: per lei la storia di Noè diventa “un manuale di istruzioni su come correre ai ripari dopo un periodo così lungo di distruzione dell’ambiente e di annientamento del rapporto con la natura provocato dall’agire umano”. Facendo dell’arca “un modello di civiltà alternativo che possa sopravvivere al naufragio della civiltà contemporanea”. “Penso – dice – che dobbiamo riconvertire il nostro modo di stare nella terra da un modello parassitario, di consumo indiscriminato delle risorse naturali, a un modello simbiotico, che riconosce l’interdipendenza e la coniuga in una vera alleanza con la terra”.

E ora – solo ora, perdonatemi – vengo all’aggancio con le parole di Gesù nel  vangelo che mi sembrano urgere: chiamano vigilanza. I tempi di Noè vengono evocati da Gesù come tempi senza pensiero, senza vigilanza, dentro un fluire di cose che annebbiano la coscienza di ciò che sta accadendo. Nei giorni di Gesù stava accadendo il regno di Dio e i farisei, legati come erano alla spettacolarità, chiedevano quando. Egli rispose loro: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!”.

Sempre accadono cose:  possono essere negative, un diluvio; o possono essere positive,  la venuta del Figlio dell’uomo.  il pericolo è quello di rimanere abbagliati da altro. Gesù sembra spingere ad un risveglio, un risveglio di coscienza, di pensiero, di attenzione, di immaginazione. Anche oggi a fronte di  modelli che la narrazione dominante, dei media e di quant’altro, va subdolamente imponendo: un modo di pensare e di vivere che, in assenza di consapevolezza,  attenta  all’etos di un popolo, ne svuota l’anima, in una corsa frenetica che non lascia tempo alla domanda: “Verso dove andiamo?”. Il vuoto di pensiero.

Dentro ci risuona la parola di Gesù che è monito contro il sonno della coscienza ed è anche profezia sul futuro: ”Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva”. Forse potremmo ritradurre: “Chi la vita la terrà stretta,  pensando solo a  se stesso, la perderà; chi la vita la perderà, donandosi, la manterrà viva”.

Dunque c’è una possibilità di salvare noi e la terra dal naufragio: se accade il risveglio.  ”Basta un uomo”: scrive  papa Francesco. Un uomo come Noè. Di lui è scritto ed è bellissimo:  “ Era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio”

Basta un uomo. A cominciare da una tenera foglia di ulivo.

 Le Letture

 LETTURA Gen 6, 1-22

Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.

Commento al filmato: due brani di grande impatto drammatico e di spettacolare bellezza raccontano questo passo della Genesi – un “Allegro Molto” del Concerto in Re min con Fagotto solista e un “Allegro” del Concerto in Fa min di Vivaldi – le loro note a tratti concitate, frementi, a tratti dolcissime cantano l’ira di Dio per la malvagità degli uomini ma nel contempo la tenerezza e l’amore per Noè prescelto per dare continuità all’Umanità:

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse:

«Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.

SALMO Sal 13 (14)

L’alleanza di Dio è con la stirpe del giusto.

Lo stolto pensa: «Dio non c’è».

Sono corrotti, fanno cose abominevoli:

non c’è chi agisca bene.

Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo

per vedere se c’è un uomo saggio,

uno che cerchi Dio. R

Sono tutti traviati, tutti corrotti;

non c’è chi agisca bene, neppure uno.

Non impareranno dunque tutti i malfattori,

che divorano il mio popolo come il pane

e non invocano il Signore? R

Ecco, hanno tremato di spavento,

perché Dio è con la stirpe del giusto.

Voi volete umiliare le speranze del povero,

ma il Signore è il suo rifugio. R

Commento al filmato: è di una bellezza tempestosa questo “Allegro” del Concerto in Si min di Vivaldi, le note travolgenti dell’Orchestra cantano con toni frenetici:

Lo stolto pensa “Non c’è Dio”. Sono corrotti, fanno cose abominevoli nessuno più agisce bene.

a seguire, nello spettacolare, tumultuoso “(Allegro molto moderato) – Allegro molto” del Concerto in Si bem “Conca” di Vivaldi, le note misteriose dell’Orchestra cantano:

3 Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno. 4 Non comprendono nulla tutti i malvagi, che divorano il mio popolo come il pane?

EPISTOLA Gal 5, 16-25

Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, vi dico: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Commento al filmato: Questa di san Paolo ai Galati è una esortazione carica di tenerezza che le note dolcissime del Pianoforte nella stupenda “Sinfonia” in Do min di Bach cantano con melodie ineffabili:

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.

VANGELO Lc 17, 26-30. 33

✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Louscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».

Commento al filmato: le note “terribili”, drammatiche dell’Organo nello spettacolare “Praludium Und Fuge” in Do di Bach, raccontano con toni mdi grande impatto emotivo le similitudini del giorno in cui “il Figlio dell’uomo si manifesterà.”:

Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».

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