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5 Novembre 2023 Cristo Re dell’Universo Omelia di don Angelo

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5 Novembre 2023 Cristo Re dell’Universo Omelia di don Angelo

Sono stato con te dovunque sei andato

Gesù re dell’universo

5 novembre  2023

omelia di don Angelo

La solennità di Gesù re dell’universo chiude l’anno liturgico. Dopo aver camminato un anno dietro Gesù – da poveri discepoli come siamo, ma affascinati da lui – alla fine è come se ci sentissimo chiamati dentro ad acclamarlo re.  Ma lasciatemi subito dire: acclamarlo su un’asina e acclamarlo con le nostre poche cose, rami e mantelli. Così lui ci sta. Fuori da questo segno –  di un Dio in compagnia degli umili, dei piccoli, dei mansueti, degli operatori di giustizia non ci sta –  fugge via. Voi tutti ricordate che cosa accadde quel giorno sul monte, dopo che sull’erba ebbe spezzato il pane per la  moltitudine e la folla era presa dal delirio di farlo re: lui in un baleno si dileguò. Si negò .

Ebbene mi sono chiesto  – e non vorrei fosse fonte di turbamento per qualcuno – se non potesse  accadere anche oggi che lui fugga via da noi. Accadrebbe – penso – se noi  lo acclamassimo nel segno della potenza e della grandezza. Non è intrisa di questo la sua regalità; è intrisa di ben altro: di vicinanza e di compagnia. Di noi lui  tocca tutto, e corpo e anima e sogni. Una regalità dunque che fa rima con  vicinanza e compagnia. Per questo può lasciarsi acclamare re nell’ingresso a Gerusalemme, perché uno, seduto su asina, lo puoi sfiorare, toccare. Non invece un re su un destriero impetuoso: risultato del suo passaggio non sarebbe la spontaneità e la festa, ma la rigidità e il cerimoniale.

Lui può finalmente accettare il titolo di re nelle ultime ore della sua vita – quando non è più dato equivocare sulla sua scelta tra potere e vicinanza – davanti al procuratore Ponzio Pilato: disarmato; una corona ma di spine; e negli occhi una limpidezza sconosciuta e imperdibile. Luminoso. E così mi ritorna alla mente l’altra etimologia di “rex. Leggo il vocabolario e trovo scritto: “L’etimologia del termine ”re” è da ricondursi al latino ”rex”, che deriva sia dal verbo latino “regere”, con il significato di  governare, che dal sanscrito “rags” con il senso di risplendere, troviamo analoga radice in raggio. Per cui, nella sua accezione originaria, il re non è soltanto colui che si limita a governare ma anche “colui che risplende”, “che illumina la sua nazione”.

Mi mette brivido di sogni questo secondo significato “colui che illumina la sua nazione”. Ma dove mai? E quanto ne avremmo bisogno, di persone luminose. Di Gesù Giovanni può dire: “E’ venuta la luce nel mondo”. Lui illumina; e noi, scoprendolo e seguendolo, ci illuminiamo, di immenso. Forse ricordate che si irritarono i capi religiosi per la scritta inchiodata alla croce: “re  dei giudei”. Per ben altra ragione era sbagliata, era  restrittiva. Lui  non illuminava di immenso solo una nazione. Tutte le nazioni.

Re nel segno della luce che spazia, accompagna, non va messa sotto il moggio. Nemmeno sotto un moggio religioso. Accadrebbe purtroppo se la nascondessimo o la restringessimo in un tempio.

Oggi il libro di Samuele sembrava raccontare una ritrosia – e forse anche più di una ritrosia – di Dio a chiudersi o anche solo a restringersi in un tempio. Eppure Davide sembra avere un pensiero delicato: lui abita una casa di cedro, l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda, costruiamogli un tempio. Ma Dio in prima battuta dice no; poi concederà al figlio di Davide, Salomone, l’onore di costruirlo. E perché dice in prima battuta  no? E’ come se affiorasse dalle parole di Dio un timore: di essere snaturato. Ascoltate: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione”. Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato”.

Costruirono poi  il tempio: invisibile l’arca nella cella più riposta, lascarono visibili le stanghe che la reggevano. Forse per ricordare che il loro era il Dio dei cammini e non sedentario.

Alla fine dell’anno liturgico siamo qui a celebrare – e lo facciamo con tutti i canti – la luminosità dell’amore. Che ha fatto di Gesù il re della tenda. Del cammino di tutte le ore. Non un re seduto in trono, ma il re della compagnia, nelle ore serene e nelle ore buie dei nostri giorni, nel nostro vivere quotidiano.

E’ in questo orizzonte che  vorrei condividere con voi questo commento suggestivo di mons. Gianantonio Borgonovo: “Gesù è Re per portare a piena umanizzazione la comunità degli uomini, infondendo in essa la speranza di un futuro di risurrezione e permettendo a ciascuno di costruire un mondo più umano nella collaborazione, nella fraternità e nella pace. Non ci si dimentichi però che questo “singolare” re, per diventare il re dell’universo, ha speso la quasi totalità della sua vita nella quotidianità sorprendentemente insignificante di Nazaret”.

Ebbene a questa singolarità della regalità di Gesù confessiamolo abbiamo poco pensato: la quasi totalità della sua vita in una quotidianità sorprendentemente insignificante. Ed è prezioso pensarlo. Prezioso pensarlo re, raggio di luce, nella casa, per le vie di Nazaret, nella sinagoga e nella falegnameria, nei giorni in cui sulla casa batteva la pioggia e nei giorni in cui la scaldava il sole, nelle cose che fanno tutti, niente di eccezionale, luminoso. Ecco il re, ecco il regno.

“Aiutaci, Signore, a illuminare le opere e i giorni. Anche questi nostri bui giorni nella tua terra, che hai amato e  ami. Venga il tuo Regno”.

“Vegna ver’ noi la pace del tuo regno,

ché noi ad essa non potem da noi,

s’ella non vien, con tutto nostro ingegno”.

Le Letture

LETTURA 2Sam 7, 1-6. 8-9. 12-14a. 16-17

Lettura del secondo libro di Samuele

In quei giorni. Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione”. Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.

Commento al filmato: le note solenni, a tratti dolcissime dell’Organo e dell’Orchestra nel “Larghetto e staccato – Adagio” del Concerto in Sol min di Händel, esprimono la grande tenerezza di Dio, in dialogo con il Suo eletta Davide per mezzo del profeta Natan, che annuncia solennemente la Sua promessa:

«Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

SALMO Sal 44 (45)

Dio ti ha consacrato con olio d’esultanza.

Liete parole mi sgorgano dal cuore:

io proclamo al re il mio poema,

la mia lingua è come stilo di scriba veloce. R

Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo,

sulle tue labbra è diffusa la grazia,

perciò Dio ti ha benedetto per sempre. R

Ami la giustizia e la malvagità detesti:

Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia,

a preferenza dei tuoi compagni. R

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;

li farai prìncipi di tutta la terra.

Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni;

così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. R

Commento al filmato: le note festose, gioiose della tromba e dell’Orchestra nel tempo “Allegro” del Concerto in Si bem Magg. di Vivaldi, ci fanno gustare tutta l’esultanza del salmista in questo inno di lode:

«Dio ti ha consacrato con olio d’esultanza.»

EPISTOLA Col 1, 9b-14

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Fratelli, non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio. Resi forti di ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria, per essere perseveranti e magnanimi in tutto, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.

Commento al filmato: la cascata di note appassionate, impetuose dell’Orchestra nello splendido “Allegro” del Concerto in Si min di Vivaldi, canta con toni affettuosi l’insegnamento dell’Apostolo ai cristiani di Colossi:

«Resi forti di ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria, per essere perseveranti e magnanimi in tutto, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.»

VANGELO Gv 18, 33c-37

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Pilato disse al Signore Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Commento al filmato: le note calde, dolorose del Fagotto con il sussurro dell’Orchestra in sottofondo, nello stupendo “Adagio” del Concerto in Si bem Magg “la Notte” di Vivaldi, cantano con toni struggenti il dialogo di Gesù con Pilato con l’annuncio finale della Sua regalità

«Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

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